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Una delle pagine più buie della storia italiana è la morte di Giovanni Falcone

Una delle pagine più buie della storia italiana è la morte di Giovanni Falcone

Il 23 maggio 1992, due minuti prima delle sei di sera, un’esplosione distrusse parte della strada che stava percorrendo. Giovanni Falcone. Dall’aeroporto di Punta Raisi (in Sicilia) sull’autostrada A29 per Palermo, 500 km d.E gli esplosivi nascosti sotto terra hanno posto fine alla vita di un giudice antimafia che ha cercato di distruggere per sempre. cosa Nostra e segnato prima e dopo nella storia dello Stato italiano. Giovanni Brusca, per ordine di Todo Rina, Capo de Capo, fai partire il detonatore da una collina vicina. È esplosa un’autobomba. Con il giudice sono morti la moglie, il magistrato Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco DiCillo, Antonio Montanaro e Vito Schifani.

“Ho sentito un’esplosione, 17:58. Sono salito su uno scooter e ho visto una scena degna di un film di guerra che non avevo mai visto prima. Ulivi secolari sono stati strappati da terra. Una parte della strada è semplicemente scomparsa: in al suo posto c’era un cratere”, ha detto in un intervento del 2017. ha detto il fotografo Antonio Vassello, uno dei primi ad arrivare sul luogo della strage.

Nel 1979 il Magistrato Palermo giunse in Procura, avviando una stretta collaborazione con i Giudici Rocco Cinnisi e Paolo Porcellino: Insieme affrontano centinaia di casi. Nel 1980 il fascicolo in suo possesso fu assegnato a Falcone capo Rosario Spatola, ei suoi interessi avevano filiali anche negli Stati Uniti. Dopo l’omicidio di Chinnisi, nel 1983, venne creata una struttura che, in pochi anni, rivoluzionò gran parte della criminalità organizzata: stagno Antimafia.

Giovanni Falcone, nel 1986, riuscì a interrogare quasi mezzo migliaio di imputati legati a Cosa Nostra. I giudici italiani hanno combattuto il sistema mafioso, che era una grande organizzazione. Quasi due anni di processi hanno portato a diversi ergastoli e 2.265 anni di carcere per diversi boss e “uomini” della mafia. Quella stanza Processo massimo Di Palermo ha impiegato sette mesi per costruire. era Un grande bunker, in grado di resistere agli attacchi missilistici.

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L’assassinio di Falcone avvenne in un momento di grande crisi in Italia, dopo la caduta del muro di Berlino e le conseguenti trasformazioni politiche. Il “fratello” di Falcone, suo collega e amico, Paolo Porcellino, era il prossimo sulla lista. Dopo la morte di Falcone, sapeva che il suo tempo era scaduto. Infatti, due mesi dopo, il 19 luglio, è morto in un attentato con un’autobomba davanti alla casa della madre, insieme a cinque delle sue guardie del corpo.

Educazione giuridica

Dopo la morte di Giovanni Falcone, Cresce la consapevolezza del pericolo delle mafie nel Paese Così come l’impegno della società civile per commemorare l’omicidio. La sorella del giudice Maria Falcone, da anni visita le scuole del paese per ricordare l’immagine del fratello, eroe della lotta alla mafia. Maria Falcone è anche presidente Fondazione FalconeUna fondazione la cui missione è ricordare il lavoro e l’impegno del fratello nella lotta alla mafia. In un convegno lo scorso aprile all’Università di PerugiaNel proseguimento della lotta contro, ha evidenziato il suo fermo impegno Cultura Educazione giuridica della mafia.

“So che i giovani sono interessati, hanno bisogno di sentire la verità. La morte di Giovanni, poi la morte di Porcellino, le ‘torri gemelle’ d’Italia erano per l’Italia. Voglio che i giovani lo capiscano, anche se sono lontani. La Sicilia, la La mafia non è poi così lontana, è di tutti. “Nelle nostre conversazioni familiari, ricorda Maria Falcone, Giovanni diceva che la mafia non è una realtà criminale, è una realtà culturale, è la realtà di una società, non dico che sostiene, ma comunque l’indifferenza e permette alla mafia di proliferare”.

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Sebbene i responsabili dell’omicidio di Falcone siano stati identificati, processati e incarcerati, gli eventi che hanno portato alla morte del giudice gettano ancora ombre. Lo dice anche suor Maria, che più di una volta ha insistito sul fatto che il Paese ancora non conosce la “verità”. “Spero sempre che altre indagini ci diano una visione completa di tutti coloro che hanno voluto la morte di Giovanni”, ha assicurato a Efe in occasione del trentennale.

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