Venerdì pomeriggio il governo ha inviato a Bruxelles il piano finale di ripresa, trasformazione e resilienza, che include il pacchetto di riforme e investimenti che la Spagna intende promuovere per indirizzare i 140.000 milioni di fondi europei per la ricostruzione che riceverà fino al 2026. Con la Spagna ora ha nove paesi che hanno inviato i loro piani alla Commissione: Portogallo, Germania, Grecia, Francia e Slovacchia lo hanno fatto nei giorni scorsi e Danimarca, Lettonia e Lussemburgo, insieme alla Spagna, oggi. Anche la Polonia lo ha mandato venerdì, anche se in maniera “non ufficiale”.
Questa settimana la vicepresidente dell’Economia, Nadia Calvinio, ha indicato che dopo l’approvazione del piano martedì scorso in Consiglio dei Ministri, oggi, 30 aprile, sarà inviato a Bruxelles, per rispettare la scadenza data dalla Commissione al membro. . I paesi inviano piani nazionali.
La commissione ha fino a due mesi per approvare il piano spagnolo e quello del resto degli stati, anche se il governo sostiene che non è necessario che sia approvato da Bruxelles per andare avanti con la sua attuazione, come è già accaduto in alcuni settori. Dopo l’approvazione di Bruxelles, i piani devono ottenere l’approvazione del Consiglio (in cui sono rappresentati i 27 partner) a maggioranza qualificata, con almeno 15 voti favorevoli.
Mercoledì scorso Calvino e le sue controparti di Germania, Francia e Italia, in una dichiarazione istituzionale congiunta, hanno esortato il resto degli Stati membri a sottoporre i loro piani alla Commissione il prima possibile in modo che i fondi potessero essere erogati prima della fine del estate.
Al momento, e in attesa dell’arrivo dei fondi promessi, che nel caso della Spagna ammontano a 140 miliardi di milioni fino al 2026, metà dei quali sono sussidi diretti, il governo ha incluso nei bilanci di quest’anno un primo pagamento di 27 miliardi euro con commissioni per quei fondi.
Il piano di ripresa spagnolo è stato formulato su quattro assi e si compone di 212 misure, di cui 110 investimenti e 102 riforme, per indirizzare i fondi per la ricostruzione che la Spagna riceverà per affrontare la crisi.
Tra gli obiettivi primari fissati dal ramo esecutivo, il più importante è promuovere la ripresa economica a breve termine e trasformare e trasformare l’economia spagnola per renderla più competitiva e sostenibile, alla massima opportunità che la Spagna ha avuto in un secolo. Una vera trasformazione della sua economia, nelle parole dello stesso Sanchez.
Del piano nel suo complesso, il 39% sarà dedicato alla transizione ambientale, il 29% alla trasformazione digitale, il 10,5% all’istruzione e alla formazione e il 7% alla R + S + i, come specificato dal Presidente.
Tra gli investimenti, 20 importanti investimenti sono stati previsti nei prossimi tre anni, con un focus su mobilità sostenibile, alloggi, energia, modernizzazione della pubblica amministrazione e digitalizzazione.
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