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Il CSJ ha approvato il controllo statale dell’autocoltivazione della cannabis per uso medico

Il CSJ ha approvato il controllo statale dell’autocoltivazione della cannabis per uso medico

Nella sua sentenza, la più alta corte del Paese ha dato priorità al diritto alla salute e ha osservato che, secondo le normative vigenti, “la coltivazione di cannabis a scopo medicinale da parte di madri di minori è depenalizzata”, ma ha ammonito che il registro istituito per il controllo statale è ” responsabile.”

La più alta corte ha concluso che l’attuale regolamento “tende a preservare un interesse statale rilevante come l’assistenza sanitaria pubblica universale, sulla base del fatto che la fornitura di cannabis e suoi derivati ​​può causare effetti secondari o avversi di varia gravità”.

Macame ha chiesto l’incostituzionalità delle norme in materia di registrazione e licenza, sostenendo che l’autocoltivazione della cannabis medica è un “business privato”, tutelato dall’articolo 19 della costituzione nazionale, escluso dal controllo e dall’autorizzazione statale, e invocato il diritto alla privacy.

Ma la corte ha osservato che la norma costituzionale “riconosce l’individuo come un ambito in cui può prendere liberamente decisioni fondamentali sulla sua persona, senza alcuna interferenza da parte dello Stato o dei singoli, purché tali decisioni non violino l’ordine, la morale pubblica o i diritti di terzi”.

Secondo i giudici della Corte, l’obiettivo del controllo statale è prevenire l’uso improprio delle droghe, determinarne la pericolosità, le azioni e le finalità terapeutiche provate e verificabili, i vantaggi scientifici, tecnici ed economici, in conformità con gli sviluppi scientifici.

La sentenza ha evidenziato che “i motivi di salute e sicurezza pubblica in questione sono sufficienti a giustificare il rilascio da parte dello Stato di licenze amministrative ai sensi della legge 27350 per l’autocoltivazione e la produzione di prodotti derivati ​​dalla cannabis per scopi medicinali”.

Per il tribunale, se l'”interesse superiore del bambino”, come sancito dai trattati internazionali incorporati nel diritto interno, è equilibrato, “l’obbligo di prendere una decisione senza alcun tipo di interferenza statale in merito al trattamento con cannabis autologa a fini medici per loro figli minorenni, è anche Lui che non trova giustificazione.

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La più alta corte ha concluso che l’attuale regolamento “tende a preservare un interesse statale rilevante come l’assistenza sanitaria pubblica universale, sulla base del fatto che la fornitura di cannabis e suoi derivati ​​può causare effetti secondari o avversi di varia gravità”.