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Un inferno da maestro: l’Italia celebra la chiesa di Signorelli 500 anni dopo

Un inferno da maestro: l’Italia celebra la chiesa di Signorelli 500 anni dopo

Roma, 11 marzo (EFE).- Vino, grano e 575 ducati furono ricevuti da maestro Luca Signorelli in cambio della fine dei dipinti iniziati dal Beato Angelico per decorare la nuova chiesa del Duomo di Arvito. Magnifica opera ispirata alla Divina Commedia di Dante, l’Italia celebra con orgoglio il 500° anniversario della morte del pittore.

A poco più di un’ora e mezza da Roma, questo borgo medievale ha viuzze strette su una rupe, e spicca la sua elegante cattedrale, esempio di gotico italiano, in una delle sue chiese laterali, San Brisio. Una raccolta di immagini unica nel mondo dell’arte.

“Signorelli venne ad Orvieto, più di 50 anni dopo, dai costruttori del Duomo, per trovare un artista che continuasse l’opera iniziata dall’Angelico”, spiega a EFE l’archivista Nomi Grilli.

Sebbene Signorelli (Cortona, 1450 circa) passi alla storia come uno dei maestri del Rinascimento, non godette del prestigio del predecessore dell’epoca perché non prestò servizio alla corte papale, sebbene fosse considerato dotato. E professionale veloce.

Questo spiega il contratto da lui firmato il 5 aprile 1499, in cui impegnava una piccola somma di denaro, grano e vino per portare a termine opere ambiziose in cambio di un alloggio.

«Era già un bravo pittore, ma grazie al suo lavoro sull’Arvito (completato in tre anni) riuscì a diventare uno dei pittori più importanti», puntualizza Grilli.

Ora, a 500 anni dalla sua morte, nell’ottobre del 1523, la città ha organizzato decine di eventi attorno alla figura del pittore e al suo capolavoro, e ha indetto la candidatura della città a Capitale italiana della cultura nel 2025.

In questi dipinti, il cui stato di conservazione è eccellente, Signorelli ha saputo dimostrare una padronanza senza precedenti di due ossessioni che caratterizzavano gli studi degli artisti rinascimentali: la profondità e l’anatomia umana.

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Il pittore ha raffigurato sulle volte e sulle pareti vicende legate all’Apocalisse e al Giudizio Universale immaginate da Dante nella Divina Commedia, come previsto dal contratto.

Nelle sue realizzazioni fantasiose, Signorelli ha trovato il modo di dipingere l’Anticristo come un soggetto circondato dall’umanità, l’umanità nella sua versione peggiore, capace di confrontarsi con il riluttante Gesù Cristo, protagonista di stragi, esecuzioni, risse, rapine e lussuria.

L’artista seppe anche rappresentare se stesso inserendo un ritratto di se stesso con Beato Angelico su una delle pareti in un angolo della cappella, contemplando con espressione soddisfatta l’intensa attività delle loro scene.

“Signorelli ha creato un mirabile effetto di prospettiva illusoria inserendo grandi scene narrative e decorazioni in una finta struttura architettonica, che dilata lo spazio della chiesa, rompe i muri verso l’orizzonte infinito delle visioni apocalittiche”, si giustifica, da parte sua. , lo storico Giordano Conticelli.

In scene selezionate, ha rappresentato passaggi come il Giudizio Universale, la Resurrezione dei morti, il Sermone dell’Anticristo, così come il Paradiso e l’Inferno, entrambi pieni di corpi nudi, violenza e riferimenti sensuali.

L’architettura figurativa che divide ogni fase e l’espressività e la crudezza dei suoi protagonisti servirono da modello per altri artisti, come Michelangelo, che anni dopo iniziò a dipingere la Cappella Sistina, e Raffaello, che perfezionò la tecnica ideata da Signorelli. .

Per celebrare il quinto centenario dell’artista, la città organizza mensilmente, a partire da aprile, una serie di convegni che illustrano caratteristiche e dettagli dell’opera.

Inoltre, i concerti tenuti nella chiesa e uno spettacolo speciale all’Umbria Jazz Festival di dicembre dimostreranno il valore di questo piccolo angolo unico nella storia dell’arte.

Di Javier Romualdo

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