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memoria e giustizia

memoria e giustizia

Sebbene storia e memoria convergano molte volte, non sono la stessa cosa. La prima è una disciplina che lavora sul passato, svelando la verità sulla base di dati provenienti da documenti, testimonianze…, mantenendo sempre una distanza oggettiva. Per Eric Hobsbawm “La storia è una scienza sociale, con una dinamica storico-interna che interpreta il passato come interazione di elementi in una struttura”. La storia cerca di scoprire la verità, ma le sue conclusioni, in linea di principio, non ci obbligano ad adottare alcun comportamento attuale.

Al contrario, la memoria possiede determinate condizioni soggettive, personali ed emotive che la soppiantano dall’essere una disciplina scientifica, per trasformarla in un fenomeno collettivo di identificazione e rafforzamento sociale. Per gli attivisti della memoria, l’approccio al passato, spesso doloroso, è molto diverso da chi lo affronta dal campo della storia.

Nel caso dello stato spagnolo, la memoria combattiva è determinata principalmente dalla violazione sistematica e generalizzata dei diritti umani e dalla repressione genocida provocata dal colpo di stato fascista del luglio 1936, dalla lunga dittatura che ne seguì e dal passaggio allo stato di apparente democrazia, ma sulla base dell’instaurazione della massima impunità assoluta dalla punizione per i reati commessi, grazie alla preservazione dei principali organi e istituzioni della dittatura e della Legge di Dotazione Finale (Legge di Amnistia del 1977).

La memoria delle vittime del franchismo (c’è anche quella degli autori socialmente dominanti) è ampia e diversificata, così come i gruppi che sono sistematicamente oppressi dal regime (donne, nazionaliste, comuniste, sindacaliste, repubblicani, socialisti, anarchici, massoni, secondo minoranze etniche, con scelte sessuali diverse, religiose…).

La memoria democratica inizia identificandosi con ciò che significano gli sviluppi democratici e sociali della Seconda Repubblica, cercando di trovare un significato nel presente guardando il passato. Il suo scopo è affrontare situazioni di oppressione, conflitto e violazione dei diritti verificatesi, dalle quali si vuole uscire attuando misure politiche e legali che eliminino democraticamente le ferite dolorose del passato e facciano sì che non si ripetano nel passato . il futuro.

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Per questo la memoria democratica significa necessariamente giustizia. Cercare la verità, compresa la verità giudiziaria, un risarcimento effettivo per le vittime e riforme istituzionali che garantiscano la non ripetizione. Per questi motivi, la protesta e la memoria radicale possono essere un potente strumento di mobilitazione sociale.

Il Regno di Spagna costituisce un caso unico su scala planetaria, per quanto riguarda il livello raggiunto nell’impunità per i crimini commessi attraverso la “dinastia genocida” (secondo il termine coniato dallo storico Antonio Miguez Macho), dal regime franchista. In tutti i luoghi e paesi in cui si sono verificati eventi simili (Germania, Argentina, Cile, Portogallo, Italia …), c’è stata una qualche forma di giustizia penale in un modo o nell’altro.

Nonostante il tempo trascorso dalla perpetrazione di questa pratica criminale – 86 anni dal colpo di stato militare, 46 anni dalla morte del dittatore e 43 anni dall’adozione della costituzione – la questione non è stata trattata con la minima quantità di serietà, impegno e responsabilità, da parte di tutti i governi che si sono succeduti in questi anni, compresi quelli formati dal PSOE. E che i testimoni e le prove che indicano i crimini di Franco scompaiono e si indeboliscono. La richiesta di giustizia è ancora un punto fermo della memoria combattiva e, nonostante tutto, è ancora possibile e necessaria, forse non tanto nel suo aspetto punitivo (perché molti, se non tutti, gli autori sono scomparsi), ma in quello riparativo.

Come società abbiamo bisogno di quella giustizia penale riparatrice, di voltare pagina una volta per tutte e di poter vivere in una società libera e democratica.

A questo punto bisogna dire che il disegno di legge sulla memoria democratica approvato dalla Camera e attualmente in fase di elaborazione al Senato non risponde a questa richiesta di giustizia. Dei 65 articoli che compongono la legge, solo due (28 e 29) fanno riferimento alla sezione “giustizia”. Nella sua terza sentenza finale, si è deciso che qualsiasi pretesa che potesse essere avanzata in relazione a fatti pregressi soggetti alla legge, doveva essere costituita in “competenza volontaria”, cioè civile, escludendo in ogni momento i procedimenti penali.

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L’Amnesty Act 1977 rimane in vigore senza una sola virgola. Né l’applicazione di una prescrizione per crimini contro l’umanità è commessa prima del 2004, data entro la quale la Corte Suprema afferma che il diritto internazionale dei diritti umani può essere applicato come previsto dal codice penale spagnolo. Con quello che sembra essere il principale nemico della giustizia nel Regno di Spagna è la stessa giustizia spagnola.

Pertanto, il muro dell’impunità per i crimini franchisti, eretto e sostenuto per molti anni, rimane intatto e costituisce uno dei tratti distintivi dell’attuale Regno di Spagna.

Ciò significa che dobbiamo continuare a lottare per la verità, la giustizia, la riparazione e le garanzie di non ripetizione. E che questa legge della memoria democratica sia una nuova occasione mancata per la memoria delle vittime di Franco. Ancora una volta, il governo SWP delude ed esprime i limiti angusti della sua proiezione politica, negando l’accesso a una tutela giurisdizionale effettiva.

Questa legge mantiene il percorso iniziato nella fase transitoria. Questa massiccia assemblea di controllo ideologico che, tra l’altro, ha chiuso ogni possibilità di indagare sul genocidio dei franchisti e punire i carnefici.

Il percorso della richiesta di responsabilità di fronte all’impunità è molto difficile e questa legge lo rende difficile da raggiungere, ma è l’unica strada che esiste per uno Stato democratico.

L’autore partecipa al coordinamento dei popoli per la memoria “Amapola del Camino”, al “Bus de la Memoria” e all’iniziativa popolare Sanfermines 78: Gogoan