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La vita di Doyle Brunson verrà raccontata in un documentario

Per gli appassionati di poker Doyle Brunson rappresenta una vera e propria leggenda vivente. Si tratta probabilmente del giocatore più iconico e rappresentativo della storia del poker, l’unico ad aver vinto tornei internazionali in cinque decadi diverse nonché il primo giocatore di sempre a superare il milione di dollari in vincite.

La sua stratosferica carriera gli ha consentito di attraversare diverse ere del poker, a partire dagli inizi, quando il poker era considerato un’attività da bische clandestine gestita dalla criminalità, fino ad oggi.

La sua figura ha contribuito attivamente a trasformare il poker da un gioco immorale per ambienti decisamente poco raccomandabili a disciplina sportiva riconosciuta in tutto il mondo con giocatori professionisti, tornei dedicati e milioni di giocatori in tutto il mondo. Oggi basta avere una connessione ad Internet per potersi immergere nell’universo del poker in modo del tutto legale e sicuro, magari approfittando anche delle promozioni attive di 888poker, ma ai tempi di Brunson giocare una partita poteva voler dire trovarsi una pistola puntata addosso…

Un documentario sulla sua vita

Dopo il ritiro dall’attività professionistica nel 2018, Doyle Brunson è tornato recentemente al centro dell’interesse dei media di tutto il mondo a seguito dell’annuncio di un documentario a lui dedicato. Ad alimentare i rumors è stato un Tweet dello stesso Brunson, che ha dato anche un’indicazione su quella che sarà la produzione del documentario.

La crew che girerà il film sulla sua carriera e sulla sua figura è la stessa che ha realizzato la mini-serie di Netflix “The Last Dance”, dedicata all’ultima stagione di Micheal Jordan ai Chicago Bulls e realizzata con materiale filmato all’epoca e mai pubblicato prima. Si tratta di una garanzia, visto il successo di pubblico e di critica del loro ultimo lavoro, che è stato anche premiato agli Ammy Awards.

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Anche se ancora non è stato fatto alcun nome ufficiale, è probabile che il regista sia Jason Heir, che ha diretto “The Last Dance” e numerosi altri documentari sportivi come “The Fab Five”, dedicato alla squadra di basket dell’Università del Michigan e andata in onda su ESPN.

Da oltre 50 anni protagonista del poker mondiale

Doyle Brunson è una vera e propria icona del poker e in particolare del texas hold’em. Appassionato di sport, inizia una promettente carriera nel basket universitario nello stato del Texas, da cui proviene, ma è costretto ad interromperla proprio quando stava per sognare l’NBA a causa di un infortunio al ginocchio. Si dedica così con profitto allo studio, laureandosi in breve tempo.

Proprio negli anni dell’università comincia ad approfondire la sua passione per il poker, a cui si era avvicinato negli anni della scuola superiore, in particolare per la specialità 5 card draw. Tra gli anni ’50 e ’60 diventa giocatore di poker professionista, si dice dopo aver vinto in una partita di 7 card stud più del suo intero stipendio di allora.

Inizia così la sua rocambolesca vita da pokerista in un periodo storico in cui la maggior parte delle partite erano clandestine. Spesso erano organizzate dalla criminalità organizzata e Brunson stesso ha più volte dichiarato che si trattava di un ambiente molto pericoloso. Qui conobbe anche altre leggende del poker della “golden era” come “Amarillo” Slim e “Sailor” Roberts con cui decise di trasferirsi a Las Vegas.

Nella città del gioco, Brunson diviene famoso prendendo parte alle primissime edizioni delle WSOP. Ma è negli anni ’70 che diventa una autentica leggenda, in particolare dopo aver vinto la mano finale del main event delle WSOP per due anni di seguito (1976 e 1977) con la stessa mano 10-2, che da quel momento è stata soprannominata “The Doyle Brunson Hand”.

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Nei decenni successivi continua a vincere fino ad aggiudicarsi ben 10 braccialetti WSOP in diverse specialità, di cui l’ultimo nel 2005. L’anno precedente si aggiudica il torneo “Legend of Poker” portandosi a casa 1,2 milioni di dollari, il premio più alto vinto nella sua carriera. Fin dal 1988 è stato inserito nella Poker Hall of Fame e nel 1978 ha pubblicato “Super System”, un libro che ancora oggi è considerato una pietra miliare del poker a livello mondiale.