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Dante era uno scrittore whig?

Dante era uno scrittore whig?

Per una persona, come quella che firma queste righe, che ha dedicato più di 30 anni della sua vita allo studio di Dante e della sua opera, le dichiarazioni del Ministro della Cultura italiano Gennaro Sanguliano in cui afferma che Dante È stato “il fondatore del pensiero di destra in Italia” molto soddisfacente: hanno dimostrato, ancora una volta, che la figura di Dante è ancora molto viva nel nostro immaginario comune e che è ancora un elemento necessario per la formazione delle identità collettive. La cosa interessante è che il tentativo del ministro di inquadrare politicamente Dante – subito osteggiato da altre posizioni ideologiche – è molto coerente – e performativo – con la linea argomentativa che sostiene nell’intervista. Afferma che è necessario sostituire l’egemonia culturale della sinistra GramscianoD’altra parte, a destra, e per farlo, sottilmente, la prima cosa che fa è l’appropriazione pro domo sua, non solo di un concetto tipicamente di sinistra come “egemonia” (e alla sua base, il principio di “lotta culturale”), ma soprattutto l’autorità culturale italiana per eccellenza, Dante Alighieri. È ovvio: in Italia la prima cosa da fare per raggiungere l’egemonia culturale è che Dante è tuo. Ecco perché, lungo la storia, c’è stato e continua ad esserci un Dante liberale, un Dante risorgimentale, un Dante cattolico, un Dante fascista, un Dante anticapitalista, un Dante ecologista, ecc.

Discutibile fedeltà alla storia

Ma Dante aveva davvero tutto questo? La risposta degli studiosi, come spesso accade con la vera conoscenza e invece va contro il discorso politico, richiede molte sfumature e incertezze. Le opere classiche sono quelle con cui le generazioni, attraverso i secoli, hanno continuato a dialogare, identificandosi o confrontandosi (e con tutti i gradi di scala tra i due poli), Trarne ispirazione per generare idee e valoriPertanto, cercano sempre di “instillare” le idee e i valori che vogliono difendere, diffondere e renderli “dominanti”. Sono opere talmente ricche, ampie e profonde da rendere possibile, direi inevitabile, questo tipo di appropriazione, tanto legittima dal punto di vista politico e ideologico, quanto legittimo è il dibattito e il confronto che genera. Fanno parte di una sana vita politica, secondo me. Ma un’altra cosa è la sua fedeltà alla storia. C’è Dante che sostiene la forza unita dell’impero, che pretende dall’Italia un timoniere per governare la nave, che senza dubbio potrebbe piacere alla destra attuale (come lo sarebbe stato il Duce), ma c’è anche Dante che vuole educare l’élite professionale borghese delle città ai valori della comunità e del sindacato. C’è un severo teologo cristiano Dante. E proprio per questo antiecclesiasticoche condanna fermamente la corruzione di papi, autorità ecclesiastiche e monaci; Lì Dante desidera ardentemente l’antica società feudale e la sua etica del dono, e crede in un passato mitico e signorile in cui i popoli non si mescolavano, Allo stesso modo Dante, che rifiuta orrendamente la primitiva economia capitalista mercanti e banchieri.

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Lì Dante ha un profondo senso della natura e crede che l’uomo, quando riacquisterà la salute, l’integrità e la libertà (che non esiste a priori ma si raggiunge attraverso un arduo processo personale e collettivo) vi tornerà. .. Tutto questo, e molto altro, possiamo trovare nell’opera critica del Sommo Poeta (e, aggiungo io, del Sommo Narratore). Ma in realtà possiamo solo trovarla e arricchirci con essa, a patto di non imporre al lavoro ciò che siamo o vogliamo essere, bensì Ci fa capire il cambiamento radicale nella sua concezione del mondo e umano per noi. Innanzitutto, dobbiamo conoscere la sua dimensione storica – linguistica, ideologica, sociale, politica… – con noi – e quindi sapere che applicarvi concetti post-illuministici come destra e sinistra è assurdo – e solo allora potremo parlare, discutere o argomentare con esso, ottenendo così un enorme divertimento e un immenso arricchimento personale e di gruppo.